“Me l’ha detto l’uccellino” questo ho pensato tempo fa riguardo a Twitter.
Proprio così, un social media odierno per un uso antico quanto la storia dell’uomo: quello di parlare, spettegolare, chiacchierare.
Il mio primo cauto avvicinamento a Twitter, è stato mosso da curiosità verso uno strumento del quale si parlava, unita allo scetticismo che spesso accompagna qualcosa che non si comprende fino in fondo.
Ricordo ancora la mia reazione quando aprendo la homepage del profilo lessi: cosa stai facendo? Era l’invito a scrivere il mio primo tweet.
Fissavo perplessa la frase, e mi resi conto che non avevo nessuna voglia di condividere quello che stavo facendo con…. chi esattamente? Per caso l’intera popolazione dei twitternauti, che oggi pare sia arrivata a circa 200 milioni di utenti? Non ci pensavo proprio!
Anche l’interfaccia non mi sembrò troppo intuitiva, (e dire che non sono proprio una digiuna di web!
Non riuscivo a capire che contenuti erano quelli che apparivano nella mia home, cosa era l’hashtag#, chi dovevo seguire, insomma pensai di lasciar perdere.
Era però uno di quei momenti nel quale, non so se vi è mai capitato, ovunque leggessi si parlava di Twitter e delle sue grandi potenzialità ed io non riuscivo neanche a capire come funzionava; non potevo arrendermi!
Decisi quindi che, prima di scrivere fesserie, era il caso di capire il suo funzionamento ed il suo linguaggio (#, TT, RT FF ); e poi capire cosa c’era di speciale nel fatto di scrivere tutto quello che mi passava per la mente, per di più condensato in 140 caratteri.
Ho quindi trascorso un po’ di tempo ad osservare quello che si muoveva intorno a me, senza twittare, facendomi suggerire chi seguire e leggendo i trend topic (argomenti sui quali si scrive di più in quel momento, come ho poi scoperto).
Dopo un po’ la folgorante scoperta: era come stare in una piazza virtuale (o se preferite in un mercato cittadino) dove tutti chiacchieravano liberamente, di qualsiasi cosa.
E’ stato definito un flusso di coscienza: c’è chi ti informa su quello che sta mangiando, su dove sta andando, sulle temperature, sui blocchi stradali, su quello che sta per fare, sul suo umore, il tutto in tempo reale.
E’ ipnotizzante guardare i tweet che scorrono sulla tua homepage, sembra di essere seduti al bar ad origliare le conversazioni di chi ti sta intorno, spudoratamente, senza avvertire quel senso di vergogna sottile che di solito si prova nel sapere che non si dovrebbe fare.
E’ una sorta di voyeurismo autorizzato, consapevole, una masturbazione mentale collettiva.
Il top del divertimento l’ho però avuto quando, seduta davanti alla tv a seguire il festival di Sanremo, con un occhio guardavo frammenti di spettacolo e con l’altro seguivo i tweet dei commenti in diretta di coloro che esprimevano i loro giudizi, la maggior parte dei quali senza appello! Mi sono ritrovata a ridere sonoramente con la sensazione di essere circondata da amici con cui discutevo in diretta su ogni dettaglio della trasmissione.
L’hanno capito molto bene vari programmi televisivi che invitano gli utenti a twittare in diretta per poi leggere i pensieri più interessanti durante il programma. Servizio Pubblico, Ballarò e Piazza Pulita, dominano la scena twitteriana italiana nelle giornate di messa in onda.
E infatti l’informazione è un altro dei punti forti di questa piazza virtuale. Qui, chi è interessato, trova notizie essenziali e soprattutto puntuali, spesso più veloci delle note di agenzia!
Ci sono alcuni giornalisti talmente bravi da sintetizzare la notizia in maniera tale da evitare il taglio automatico del link e l’inquietante incertezza dei puntini di sospensione.
Ultimamente dunque mi sono resa conto di quanto sia interessante avere a disposizione questo non-luogo dove incontrare virtualmente persone, con le quali discutere -senza troppe remore- di argomenti comuni e volendo, nel più totale anonimato.
Esprimere la propria opinione ed essere ascoltati/seguiti da persone che non ti conoscono mette l’accento su quello che stai dicendo piuttosto che sul fatto di essere un tuo amico/a come invece accade per Facebook.
Altro punto a favore del cinguettio è la gestione della condivisione dei contenuti: qui non esistono i tag (e quindi le foto scomode postate da chi si fa pochi scrupoli nei tuoi confronti) sei tu a scegliere cosa mostrare.
In questo senso lo trovo un mezzo più rispettoso, una condivisione libera di pensieri e opinioni più che una finestra aperta sulla tua vita. A differenza invece di Facebook nel quale, a volte, si ha come la sensazione di limitare la visibilità da un lato per poi non controllarla davvero dall’altro, vista la mole di contenuti (testi, audio, video, applicazioni e giochi) che vengono immessi regolarmente.
L’uccellino blu mi piace invece per la sua immediatezza, per l’accento posto sui contenuti; inoltre la difficoltà di condensare pensieri interessanti in poche parole è una bella sfida!
I tweet postati devono infatti colpire se si vuole ottenere una qualche popolarità, e quindi un seguito, nel calderone della rete.
E’ chiaro che non tutto quello che circola è interessante o divertente ma, come scrive una twitternauta in un suo post “nel marasma di stupidaggini “twittate”, puoi percentualmente creare un parco di persone molto più intelligenti da seguire rispetto alla media dei tuoi conoscenti su facebook”.
Voi che ne pensate?